02 ottobre, 2008

Gomar

Qualche giorno fa, tornando da un paesino ho avuto la possibiltia' di fotografare questi asinelli. Come si vede, entrambi portano il basto, pronti a trasportare di tutto su per i ripidi pendii dei monti. Specialmente in campagna se ne incontrano ancora abbastanza frequentemente ed ogni volta rimango meravigliato di quanto peso riescono a trasportare.
Anni fa, nel primo periodo della mia permanenza in Albania, se ne vedevano molti di piu'. Ora e' iniziata anche qui l'era della meccanizzazione, ma i pazienti ciuchi sono ancora indispensabili sui viottoli impercorribili di tante localita' montane.
Quando li incontro penso alla vita sacrificata che sta' dietro a questo quadretto turistico-bucolico.
Mi immagino le casupole dei loro padroni abbarbicate sui pendii, lontane da tutto. Per un mal di pancia devi percorrere chilometri prima di giungere da un medico. Penso alle donne, spesso incinte, che devono mettere al mondo i loro figli in questi eremi irragiungibili. Che vita!
Eppure anche da noi, sulle nostre Alpi fino a 50 anni fa non era molto differente. Masi sperduti in posti impossibili, tratturi sassosi e d'inverno pericolosi. Gli scolari per andare a scuola dovevano percorrere ore di strada e l'unico luogo di aggregazione era la chiesa dove, quando era possibile, tutti ci andavano anche per poter vedersi e parlarsi.
Ora, almeno nella mia regione, l'asfalto arriva quasi dappertutto, i mezzi di trasporto non mancano, gli scolari vengono portati a scuola e riportati a casa con i pullmini, se c'e' una emergenza e'pronto l'elicottero che in poco tempo ti soccorre.
C'e' un abisso fra le nostre comodita'(e siamo sempre li' a lamentarci) e questa vita ancora primitiva che viene vissuta in ampie zone albanesi. Non mi stupisco se tanti giovani scappano in cerca di una vita migliore.Da ex emigrante, auguro loro di cuore di trovare la possibilta' di una vita meno sacrificata.